“Nei primi cinquant’anni trascorsi dalla fine della Seconda guerra mondiale si è verificato un cambiamento che potrebbe incidere profondamente sull’architettura: lo spostamento dal paradigma meccanico a quello elettronico”. Con queste parole l’architetto Peter Eisenman descrive bene la situazione attuale nell’epoca dei media elettronici.
Il paradigma elettronico propone una difficile sfida all’architettura, in quanto definisce la realtà attraverso i media e la simulazione, privilegia l’apparenza rispetto all’esistenza, ciò che si vede rispetto a ciò che è.
Il paradigma elettronico propone una difficile sfida all’architettura, in quanto definisce la realtà attraverso i media e la simulazione, privilegia l’apparenza rispetto all’esistenza, ciò che si vede rispetto a ciò che è.
È proprio questo concetto tradizionale di vedere che il paradigma elettronico vuole mettere in dubbio.
Non è un caso che l’invenzione della prospettiva da parte di Brunelleschi sia avvenuta in un momento storico caratterizzato da un cambiamento di paradigma, da una visione teologica del mondo a una visione antropocentrica, posizione che dal XVI secolo resiste ancora fino ai nostri giorni. Tuttavia, nonostante i numerosi cambiamenti stilistici che si susseguirono, la posizione di centralità del soggetto osservante costituisce ancora il termine fondamentale dell’architettura. Si potrebbe dire che l’architettura, in effetti, non ha mai pensato al problema della visione, poiché è rimasta legata al concetto dominante del soggetto e delle “quattro mura”. Il fatto che in architettura il soggetto sia contemporaneamente all’interno e all’esterno, a differenza di quanto avviene nella pittura o nella musica, ha fatto sì che la visione si concettualizzasse in questo modo.
L’ambito di crisi che intendo indagare è quello relativo al problema della visione, di un diverso rapporto tra “orizzontale” e “verticale”, figura e piano, interno ed esterno implicando anche una dislocazione del soggetto antropocentrico.
Non è un caso che l’invenzione della prospettiva da parte di Brunelleschi sia avvenuta in un momento storico caratterizzato da un cambiamento di paradigma, da una visione teologica del mondo a una visione antropocentrica, posizione che dal XVI secolo resiste ancora fino ai nostri giorni. Tuttavia, nonostante i numerosi cambiamenti stilistici che si susseguirono, la posizione di centralità del soggetto osservante costituisce ancora il termine fondamentale dell’architettura. Si potrebbe dire che l’architettura, in effetti, non ha mai pensato al problema della visione, poiché è rimasta legata al concetto dominante del soggetto e delle “quattro mura”. Il fatto che in architettura il soggetto sia contemporaneamente all’interno e all’esterno, a differenza di quanto avviene nella pittura o nella musica, ha fatto sì che la visione si concettualizzasse in questo modo.
L’ambito di crisi che intendo indagare è quello relativo al problema della visione, di un diverso rapporto tra “orizzontale” e “verticale”, figura e piano, interno ed esterno implicando anche una dislocazione del soggetto antropocentrico.
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